BLOG

Paladini della lingua o “rompiscatole della sintassi”?

Paladini della lingua, poliziotti del lessico, terroristi dell’apostrofo o, per dirla con David Foster Wallace, “rompicoglioni della sintassi”. Sono i “grammar nazi” e, sia chiaro, lo scrittore americano si considerava a pieno titolo uno di loro coniando per questa particolarissima specie di tutori della grammatica l’acronimo “SNOOT”, ovvero “Syntax Nudnik of Our Time” (nudnik vuol dire rompicoglioni in yiddish). “Da un lato ci siamo noi, i nerd della sintassi – scriveva nel saggio Autorità e uso della lingua – i Pochi, i

“Post-verità” o “verità dei post”?

“Non esistono fatti, ma solo interpretazioni”. Chissà, intemperanze caratteriali a parte, forse Nietzsche avrebbe accolto con un certo favore la scelta degli Oxford Dictionaries di eleggere parola dell’anno per il 2016 “post-truth”.  Ma cosa significa “post-verità”? E chi l’ha coniata?  Secondo i prof inglesi siamo di fronte a una post-verità quando ci troviamo in “circostanze nelle quali fatti obiettivi sono meno influenti nell’orientare la pubblica opinione che gli appelli all’emotività e le convinzioni personali”.  A inventare questo nuovo termine è stato il drammaturgo Steve Tesich